Il lavoro, nato dall’incontro con il Majarìa Trio, formato dal batterista e percussionista Lucrezio de Seta, dal bassista Alessandro Patti e dal pianista e polistrumentista Primiano Di Biase, riprende la tradizione dei canti popolari siciliani reinterpretandola in chiave etno-jazz. Attraverso l’unione dell’espressività vocale di Eleonora con la solidità musicale del Majarìa Trio, il repertorio, interamente interpretato in dialetto siciliano, acquisisce un fascino che si libera degli stilemi della musica popolare e diviene così linguaggio contemporaneo.
La ricerca del gruppo dedica particolare attenzione ai testi che, musicati con originale ed espressiva teatralità, sono tratti dalle raccolte ottocentesche di poesia popolare di Giuseppe Pitrè, Lionardo Vigo e Salvatore Salomone Marino, dalle composizioni di Giovanni Meli, oltre che dai canti della tradizione contadina e sacra delle province siciliane.
Il titolo dell'album è stato ispirato dalla celeberrima frase di Gustav Mahler 'Tradizione non è culto delle ceneri ma custodia del fuoco'.
Omaggiare la tradizione non è chinare il capo al passato, ma custodire vivo quel fuoco che brucia nei solchi lasciati dalle vite di chi abita questa terra, alimentarlo con storie e personaggi sempre attuali. La musica diventa veicolo di una tradizione fatta di uomini e donne, contemporanei e antichi allo stesso momento, di passione carnale, fede, emancipazione, bisogno di indipendenza, lucida ironia e desiderio di integrazione. E il canto è funzionale a descrivere una condizione umana, esistenziale, condivisa, siciliana e universale, mostrando la volontà di riscatto ergersi al di sopra della fiamma.
La Custodia del Fuoco ha ispirato uno spettacolo teatrale, ideato da Lucrezio de Seta, dal titolo La Conta dei Papaveri. Un insieme di quadri evocativi e surreali letteralmente 'strappati' alle suggestioni della musica contenuta nel lavoro discografico del Majaria Trio & Eleonora Bordonaro, scritti coreografati e diretti da Luna Marongiu.
Dicono de La Custodia del Fuoco“Sono sempre rimasto basito di fronte alla potenza espressiva di Rosa Balistreri, Sibilla arcana dell'antico suono della Sicilia del Mistero. In questo lavoro, rintraccio la grande testimonianza riarsa e pietrosa, scura e gemmante del fuoco siciliano. La cantante, Eleonora Bordonaro, riprende quella tradizione e la proietta schietta nell'oggi e non ci fa dimenticare il luogo in cui viviamo ora. Le eco del Majarìa Trio sono i rimbombi possenti e suggestivi che travalicano i confini dell'ovvia catalogazione per generi, ma rimandano alle pulsazioni possenti del jazz contemporaneo, che rimixa il Novecento. Non sorprende vista la preparazione di De Seta e dei suoi sodali, Di Biase e Patti. Un disco spesso...e non capita spesso”.
-Massimo Nunzi-
Il biglietto da visita è già nelle prime battute: nello scacciapensieri che acquista volume per infrangersi nel rullare della batteria, nella cadenza impressa dal pianoforte e nella stentorea voce di Eleonora Bordonaro, che intona gli accenti attoriali e libera il passato in Terra ca nun senti. Tutti i brani sono attinti dal ricco canzoniere siculo con filologica attenzione per quelli dalle liriche più ribollenti che ne definiscono il titolo. La tradizione è sì custodita ma si rispecchia nel jazz ordito dal Majarìa Trio come nel groove sostenuto di Niura mi dicisti, che lascia ondeggiare la voce marcata e qui aspra sotto i colpi dei tamburi africaneggianti, che poi scandiscono lo swing in Rosa canta e cunta e aprono un ventaglio di dinamiche frammentate in Persuasiva Amurusa. La Custodia del Fuoco è un fluire di musica popolare che parte dalla Sicilia e approda a New York e viceversa.
- Ayroldi - Musica Jazz maggio 2013
L’incontro tra Eleonora e il Majaria Trio sono in verità molti incontri; uno è quello tra la Gioia e la Sapienza, un altro, da quello che si sente, è l’incontro tra la Tenerezza e l’Accoglienza. Poi è l’incontro tra il tempo di Kronos ed il tempo di Mousikè la storia degli Uomini e l’ordine ritmico dell’Arte. ...potremmo giocare a trovarne tanti altri ma, il più evidente, è l’incontro tra gli archetipi del Maschile e del Femminile. Un Maschile muscolare, destro, epistemico, produttore e trasgressore di regole... ed un Femminile sinuoso, saggio, pratico, intuitivo, esoterico e custode di segreti antichi. Allo stesso tempo è un rispettarsi, è un attento flettersi alle forme dell’altro, un rinnovarsi la promessa reciproca di tenere il fuoco acceso. Mentre il Jazz guarda queste strane radici di Sicilia e le mastica, senza morderle, come si fa con le ostie.
-Massimo Carrano-
“[…] Arrivato lì capisco che non sarà lo spettacolo che mi aspettavo, c’è una cantante (ma il disco era strumentale!) che canta in siciliano dei testi tradizionali. Ok, ma che ci fa in questo contesto il Majarìa Trio? Forse spartiranno lo spettacolo metà per l’uno e metà per l’altro. Vediamo. Poi incontro Lucrezio de Seta e velocemente facciamo una chiacchiera, mi parla di incontro casuale, di improvvisazione, di approccio spontaneo, di integrazione musicale. Insomma, suoneranno insieme. Ah, una serata di canti popolari siciliani. Ok. Oramai siamo lì e non possiamo che aspettare. Parte “Vedanta” ed inizia lo spettacolo. A fine serata quelle parole sono sembrate molto precise e molto chiare. Il progetto si propone in effetti “stranamente” (e poi non tanto a un ascolto più attento) come completamento del primo disco, un progetto parallelo che forse “supera” la prima uscita, diventando già “qualcos’altro”(e non allo stesso tempo) un “altro” che forse si affacciava già nella prima uscita e che viene qui realizzato in modo evidente. Nella sostanza non si può negare che si tratti di folclore siciliano, ma è anche musica d’autore, dato che le musiche spesso sono riscritte sui testi già esistenti, ed è “approccio d’autore” quando i temi esistenti sono rivissuti e rivisitati, insomma i quattro si pongono in modo assolutamente attivo rispetto alla materia, la fanno propria e quindi “sono” quello che rappresentano, che è quindi proprio e attuale. E convivono, in questo modo, l’elemento “colto” e allo stesso tempo quello popolare e comunicativo della tradizione. Eleonora Bordonaro domina la scena con la sua espressività vocale, ma il Majarìa Trio fa ampiamente la sua parte ponendosi in modo assolutamente autoriale rispetto ai brani, vuoi con “intro batteristici” o commenti pianistici o interventi del contrabbasso e basso di Alessandro Patti, anche lui siciliano. L’impressione complessiva che se ne ricava è di un lavoro di gruppo, dove ognuno con il suo strumento (ivi inclusa chiaramente la voce) contribuisce a generare la pasta sonora e culturale dove gli altri possono inserirsi ed esprimersi. Non ci sono velleità egocentriche da parte di nessuno dei 4 artisti che quindi si pongono l’uno al servizio dell’altro e tutti al servizio del progetto. […] Per il resto siamo tornati a casa contenti, poco traffico, tanta musica, tanti contenuti, tante riflessioni. Poco calcio, ma allo stesso tempo tanta “Italia”.
-Andrea Pavoni-